Il vigneto Venezia

Il Consorzio Vini Venezia, fin dalla sua costituzione, si è sempre interessato della viticoltura della laguna e della città per far rinascere il vigneto Venezia.

Con questo obbiettivo, nel 2010, è nato il progetto per valorizzare e salvaguardare la biodiversità viticola locale, considerato quanto è stato importante il commercio del vino per la Serenissima Repubblica di Venezia.

Frammenti di storia

Il commercio del vino fu uno dei pilastri su cui si fondarono le fortune della Serenissima Repubblica di Venezia. Il vino proveniva dai Domini da Mar e stoccato nei depositi situati lungo la riva “dal vin”, a S. Lucia e alla Giudecca, per essere poi spedito nei paesi del Nord Europa. Il vino Malvasia, dolce e aromatico, in origine era vinificato nell’isola di Candia, che la tradizione ne indica come il paese di origine del vitigno.

 Dopo la perdita dell’isola a seguito della conquista ottomana, il Malvasia venne prodotto, con uve anche non aromatiche, in Dalmazia, Istria e nelle aree dell’Adriatico centrale.

Lo storico francese Braudel scrive circa l’importanza dei vini, tra il XV e il XVI secolo, che con gli immobili, precede tutti gli altri nella corsa al rialzo dei prezzi “In questo modo si spiegherebbe anche la civiltà invadente, ostinata della vigna e del vino; allora s’ingrossano ….  le fiumane di carri che, passando per il Brennero portano in Germania i vini”.  

Se il commercio del vino per Venezia era fondamentale, non era così la viti-enologia in applicazione del motto “Coltivar el mar e lassar star la tera”. Anche se non si produceva vino a Venezia la vite era presente per arredare giardini e creare pergolati,  per produrre uva da mensa e vinificare vini ad uso familiare o religioso.

Il progetto

Per raggiungere l’obbiettivo sopraccitato, di far rinascere i vigneti a Venezia, hanno collaborato il prof. Attilio Scienza, un gruppo di tecnici delle Università di Padova e Milano, il Centro di Ricerche per la Viticoltura di Conegliano, Tiberio Scozzafava dell’Università di Berlino e l’Associazione Laguna nel Bicchiere e con contributo del Consorzio Vini Venezia.

Nel capitolo “I vigneti rinati” Carlo Favero cita il metodo di ricerca adottato: “hanno indagato vigneti sparsi per le isole, collocati all’interno di Conventi, broli, giardini o singole viti arrampicate in qualche muro con la speranza di trovare, qualche esemplare che si era salvato dalla fillossera”.

Le viti individuate, selezionate con l’impiego della genetica, sono state utilizzate per la costituzione di due vigneti in Venezia: uno a Torcello e l’altro nel Convento dei Carmelitani Scalzi.

Oltre ai vigneti rientranti nel progetto,  ci sono altre realtà vitivinicole come: Le Carline nell’Isola S. Cristina, con il vino biologico Ammaina IGT Rosso del Veneto, e la Tenuta Venissa a Mazzorbo dove si produce un vino bianco da uve Dorona di Venezia, varietà locale citata sin dalla metà del 1500.

Il vigneto dell’Isola di Torcello

L’isola posta nord di Burano, nel centro delle Barene, scarsamente abitata, dove sono presenti resti archeologici che ricordano un passato importante, la chiesa di Santa Maria Assunta, già cattedrale della soppressa diocesi di Torcello, ristruttura nell’anno mille nella forma attuale, la chiesa di Santa Fosca del XII secolo e una villa in stile gotico. 

Nel giardino della villa è stato realizzato, nel 2014, un vigneto, nato dalla raccolta di tutte le varietà presenti in Laguna. 

La forma di allevamento è a cordone speronato, sesto d’impianto è di 230 cm tra le file e 120 cm sulla fila.   

Tra le varietà presenti ci sono vitigni nazionali (Trebbiano Toscano, Merlot), locali (Dorona, Glera, Raboso Veronese) e di regioni limitrofe, nonché uve da tavola.

Il vigneto del Convento dei Carmelitani Scalzi

Il Convento di S. Maria di Nazareth di proprietà della Provincia Veneta dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, si trova a fianco della stazione ferroviaria di S. Lucia in Cannaregio. Al suo interno c’è un brolo (hortus conclusus), il Giardino Mistico, dove sono presenti un vigneto, un frutteto, un orto e nonché aiuole di melissa, il cui olio essenziale è la base per un preparato fitoterapico: l’Acqua di Melissa.

Il vigneto è stato realizzato nel 2014 dalla collaborazione tra il Consorzio Vini Venezia e La Provincia Veneta dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi è costituito da diciassette filari e due lunghi pergolati, che accolgono ventisei varietà di viti.

Ci sono 11 filari a Sylvoz, l’impianto è di 200 cm tra le file e di 100/130 cm sulla fila. Tra le viti presenti si riconoscono varietà internazionali e locali (Glera, Dorona, Moscati, Rabosa, Marzermino), uve da tavola tra le quali: Terra Promessa, portata da un frate negli anni ’30 del Novecento dal Monte Carmelo in Palestina e due varietà armene: Arenì e Rushaki.

Dalle uve si producono un vino bianco Ad Mensam e un vino rosso Prandium.

Note di degustazione

Ad Mensam

L’etichetta cita “selezione di 17 vitigni recuperati dai broli e dai giardini delle isole della città dal Consorzio Vini Venezia, alcuni unici testimoni della biodiversità e dell’universalità culturale della Repubblica di Venezia”.

Stralcio dalla scheda tecnica: ” vendemmia manuale. Vinificazione: in bianco, con pressatura soffice delle uve, fermentazione a temperatura controllata e bâttonage fino a prima dell’imbottigliamento. Affinamento; 6 mesi.  Bottiglie prodotte all’anno: 1.500 da 0,75 l. Vendemmia 2019”.

Il vino si presenta con un elegante colore giallo paglierino, brillante. I profumi sono netti, floreali (gelsomino), intensi, eleganti, in bocca la prima sensazione in entrata è la spiccata sapidità che rende il vino molto piacevole, acidità equilibrata, abbastanza lungo.

Prandium

L’etichetta cita “selezione di 17 vitigni recuperati dai broli e dai giardini delle isole della città dal Consorzio Vini Venezia, alcuni unici testimoni della biodiversità e dell’universalità culturale della Repubblica di Venezia”.

Stralcio dalla scheda tecnica: “vendemmia manuale. Vinificazione in rosso, con diraspa-pigiatura delle uve, fermentazione in rosso a temperatura controllata, svinatura, filtrazione, imbottigliamento. Affinamento: in bottiglia per 6 mesi. Bottiglie prodotte all’anno: 1.000 da O,75l. Vendemmia 2019”

Alla vista il vino evidenzia un brillante colore rosso granato con riflessi rubino, al naso , la prima sensazione,  sono  profumi speziati (cannella, chiodi di garofano), poi compaiono sentori  di piccoli frutti di sottobosco (lampone e fragoline); in bocca immediata è la nota sapida, seguita da una equilibrata acidità,  tannini morbidi e vellutati.  Un vino molto molto piacevole e interessante

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