Giappone: i vini

Una panoramica sulla realtà vitivinicola del Giappone, una realtà poco conosciuta.

La viticoltura è da sempre praticata, ma  l’abitudine di bere vino è poco diffusa, ne consegue una produzione di limitata, in parte sopperita dall’importazioni.  

Di conseguenza le bevande alcoliche di produzione più consumate dai giapponesi sono: sake, shochu, yuzushu.

Accenni di storia

Alcuni autori fanno risalire la coltivazione della vite Koshu al 718 d. C. a Katsunuma (prefettura di Yamanashi), varietà proveniente dalla Georgia (J. Robinson, 1999).

Altri ampelografi indicano nel 1186 l’anno di ritrovamento, sempre a Katsunuma, della vite Koshu, una Vitis vinifera arrivata al seguito di monaci buddisti dalla Cina (P. Gallet, 2001)

Due studi hanno respinto quest’ultima ipotesi:
•	il primo afferma che il Koshu è geneticamente vicina un’altra varietà di vinifera a bacca bianca giapponese Koshu-Sanjaku (Goto Yamamoto, 2006),  
•	il  secondo dell’ampelografo Vouillamoz (2012): “il profilo del DNA del Koshu non corrisponde a nessun'altra varietà conosciuta, la sua esatta origine rimane sconosciuta”.

La prima documentazione relativa al consumo di vino è del XVI secolo, coesa all’arrivo dei gesuiti ma l’abitudine non si diffuse.

Nel 1877 nasce la prima società giapponese di vinificazione, la Dainihon Yamanash Budooshu Gaisha, che invia del personale ad apprendere le tecniche di vinificazione in Francia.

La coltivazione è orientata su cultivar europee, ma il progetto naufraga a causa della fillossera arrivata (1884) con le barbatelle.

Fino al fino 1945 la produzione di vino è destinata unicamente all’esercito per evitare l’utilizzo del riso, necessario per il consumo alimentare, anziché per produrre sake e altre bevande alcoliche.

La produzione di vino negli anni ’70 riprende, grazie anche all’arrivo di tecnici ed enologi stranieri, con l’introduzione di varietà francesi e tedesche.

Oggi, l’interesse per la vitivinicoltura è vivo nei giovani che ricercano nuove potenziali aree; costituiscono piccole aziende dove coltivano le viti e vinificano con metodi biologici o biodinamici.

Legislazione

A fine del 2018 il Giappone ha iniziato ad applicare le disposizioni proposte, nel 2015, dalla “Japan’s National Tax Agency (NTA )”, sull’etichettatura dei prodotti enoici.

Ante questa normativa, i vini potevano riportare in etichetta il marchio “Vino Domestico anche se vinificati o imbottigliati con ingredienti importati:  uva, concentrato di succo d’uva o vino.

Secondo il nuovo regolamento il termine Vino Domestico è vietato, in sostituzione è stato introdotto “Vino Giapponese” ( 日本ワイン ) che identica i vini vinificati con solo uve raccolte in Giappone.

Il marchio “Vino Giapponese” consente di indicare, per esempio, la località di vendemmia e la varietà nel caso di il vino monovarietale (min. 85%). 

Per vini prodotti con ingredienti importati è stato introdotto il marchio “Vino prodotto internamente”.

 In caso di utilizzo di questo marchio è obbligatoria l’indicazione del paese d’importazione unitmante alla dicitura: “utilizza succo concentrato” o assemblato “con vino importato”, mentre è vietato indicare la regione, il vitigno e il millesimo.  

Dove si coltiva la vite in Giappone?

Il clima in Giappone è molto variegato dovuto alla verticalità del territorio, si colloca tra il 45° parallelo (Torino) e il 31° parallelo nord (Marocco), le isole più meridionali sono vicine al parallelo del Cancro.

Nelle zone settentrionali prevale un clima caratterizzato da lunghi inverni nevosi e gelidi, in quelle centrali (Tokyo) è temperato e in quelle meridionali è quasi tropicale.

Altri aspetti del clima giapponese è la presenza di piogge abbondanti, di tifoni in inverno ed è soggetto all’influsso dei monsoni.

Seppure in presenza di una situazione climatica sfavorevole alla coltura della vite, in alcune aree è possibile coltivarla adottando il sistema di allevamento a tendone, utile a mantenere l’uva distante dal suolo e a mitigare gli effetti dei tifoni.

Le aree interessate dall’allevamento della vite sono: Yamanashi, Nagano, Kanagawa e Hokkaidō.

 Hokkaidō è la zona emergente per la produzione di vini spumanti, ancorché sia la regione più settentrionale, in quanto alcune aree godono di un microclima favorevole alla vite (presenza di laghi e monti).  

Dati statistici dal portale OIV.int
Anno200020102021
Superfici vitate (ha)21.71519.35017.738
Produzione (hl)974.000750.000805.000
Importazioni (hl)1.675.0001.939.0002.438.000
Exportazioni (hl)5.0002.0003.000
Consumi (hl)2.6260002.610.0003.303.000
Fonte: www.OIV.it

I vitigni

Wine Grapes (J. Robinson, J. Harding e J. Vouillamoz, 2012), importante ed esaustiva pubblicazione di ampelografia sulle uve da vino, elenca cinque vitigni da considerarsi locali del Giappone:

  • Black Queen, uva a bacca nera, ibrido complesso (o secondario) di origine giapponese (Lambrusca X lincecumii X vinifera) ,
  •  Koshu, uva a bacca rosa aromatica dai sentori fruttati. (vds. box),
  • Muscat Bailey A, uva a bacca nera, ibrido complesso (o secondario) giapponese tra Bailey (ibrido) X Moscato di Amburgo,
  • Ryugan, uva a bacca grigia, varietà della specie Vitis Vinifera, coltivata da sempre in Giappone ma dall’origine sconosciuta,
  • Yamabudo, uva a bacca rossa, vite selvatica resistente al gelo, conosciuta col nome Vitis coignetiae (nome dato dall’ampelografo J-E. Planchon). In Giappone per i vini viene utilizzato il clone Yama Budou, mentre in altri contesti è usata come una vite ornamentale.

Oltre a quelle locali, sono presenti varietà internazionali:

  • Müller-Thurgau, Chardonnay, Moscato di Alessandria, Merlot e Cabernet Sauvignon,

e ibridi americani complessi:

  • Delaware, Bianco Niagara e Steuben.

Fonti: Wine Grapes (J. Robinson et al., 2012), Dictionare Encyclopédique des Cépages (P: Gallet, 2001), en.wikipedia.org, www.loc.gov>item>jap,

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