Italia e viti resistenti

Quale è la situazione delle viti resistenti in Italia?

Un recente Convegno “Il progetto VITAVAL, organizzato da Edagricole, ha fatto una fotografia della situazione in Italia, evidenziando sia le potenzialità che le difficoltà.

Convegno Vinitaly 2018

Una premessa è necessaria, a Vinitaly 2018, un Convegno aveva preso in esame la creazione piante più resistenti sia a fitopatologie, siccità e malattie che per avere una maggiore sostenibilità ambientale.

Il Convegno evidenziò le resistenze a queste varietà dovute:

  • alla contrarietà dei viticoltori dell’Europa meridionale – a detta del prof. Attilio Scienza – che vedono in queste varietà un pericolo un quanto resistenti al freddo, elemento visto come una possibilità per sfondare nei paesi nordici”,
  • alla normativa UE: i vini DOP devono essere prodotti solo  con varietà di Vitis Vinifera, vietato l’utilizzo di ibridi interspecifici,
    • difficoltà a ottenere autorizzazioni alla coltivazione da parte delle regioni italiane (nel 2018 autorizzate solo in Veneto e Friuli Venezia Giulia),
  • a un retaggio di pregiudizi legati alle esperienze con gli ibridi produttori diretti del secolo scorso, anche se le nuove varietà sono molto simili a quella della Vitis vinifera (la composizione metabolica è praticamente la stessa).  

Le varietà resistente iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite (agg. 2018) erano 20 (di cui 11 a bacca bianca), le prime varietà, Regent e Bronner, sono state iscritte nel 2009.

Situazione al 2023

Al Registro Nazionale delle Varietà di Vite (D.M. 17 maggio 2022) risultano iscritti 35 vitigni con attitudine enologica (18 a bacca bianca e 18 a bacca rossa).

Attualmente le viti resistenti in Italia non possono essere utilizzate per produrre vini a DOP per due vincoli legislativi:

  • l’annotazione a margine che cita “Uve non utilizzabili per i vini a denominazione di origine ex art. 6. D.Lgs 61/2010”, in alinea a 27 varietà;
  • l’art. 33 comma 6 del Codice della vite e del vino che ne vieta espressamente l’utilizzo nelle DOP.

L’”annotazione a margine” dovrebbe essere stralciata in quanto, a partire dal 1° gennaio 2022, l’Unione Europea ha autorizzato l’inserimento dei vitigni resistenti nei vini a Denominazione di Origine ma se non interviene il legislatore permane l’articolo 33.

Sussistono, però, ulteriori limiti all’utilizzo delle viti resistenti:

  • l’iter complesso per la modifica dei Disciplinari;
  • l’autorizzazione regionale, le Regioni sono gli unici Enti competenti a legiferare in merito all’ammissione alla coltivazione di varietà atte alla vinificazione (accordo 25/7/2002),
  • la scarsa informazione: sovente oggetti di fake news (es. viti resistenti/OGM).

Attualmente solo il Veneto, Friuli V.G., Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio hanno ammesso alla coltivazione e vinificazione numerose viti resistenti.

Vitigno Fleurtai B

Per contro, altre Regioni stanno effettuando prove di attitudine alla coltivazione (varietà “in osservazione”) come le Marche (15 varietà) e Piemonte (Fleurtai B, Soreli B, Sauvignon Rytos B e Cabernet Volos R.).

Una viticoltura ancora marginale, ma con buone potenzialità di crescita in Italia facendo leva su:

  • sostenibilità ambientale: meno trattamenti in vigna per oidio e peronospora,
  • risparmio sui costi: i trattamenti sono costosi,
  • minori interventi in vigna: molto importate per la viticoltura “eroica”,
  • migliore comunicazione ai consumatori.

I numeri

Le superfici vitate, secondo i dati presentati nel convengo Il progetto VITAVAL”, risultano nel 2019/2020, 626 ha e la stima per il 2021 è di 1.050 ha (incidenza circa dello 0,15%).

Di seguito gli istogrammi su superfici ripartite per Regione e percentuale a livello europeo.

Riflessione del prof. Attilio Scienza espressa nel corso del Convegno

 “Mentre i viticoltori francesi della Champagne stanno piantando Voltis, primo vitigno resistente messo a punto appositamente per questa regione, grazie a un progetto voluto da Inrae e da Civc (Comité Interprofessionnel du vin de Champagne), le nostre Doc continuano ad essere frenate da due scogli normativi, ovvero l’“annotazione a margine” dei Piwi nel registro delle varietà e l’art. 33 del Codice della vite e del vino che ne vieta espressamente l’utilizzo nelle doc”

Vitigni resistenti autorizzati in Italia

A bacca bianca
Bronner*, Cabernet Blanc, Charvir*, Fleurtai*, Helios*,   Kersus,     Johanniter*, Muscaris*, Palma*, Pinot Iskra, Sauvignon Kretos*, Sauvignon Rytos*, Sauvignon Nepis*, Solaris*, Soreli*, Souvignier Gris*, Valnosia*. Poloskei Muskotaly.
A bacca rossa
Cabernet Carbon*, Cabernet Cortis*, Cabernet Eidos*, Cabernet Volos*, Cabertin, Julius*, Merlot Khorus*, Merlot Kanthus, Nermantis*,  Pinotin, Pinot Kors, Pinot Regina, Prior*, Regent*, Sevar*, Termantis*, Volturnis, Rancella*

* Varietà “con annotazione a margine”

Fonte: Atti del Convegno ““Il progetto VITAVAL”, Piwi Int. e Vini e viti resistenti

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